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di Alessandra Porri e Giancarlo Oresti

Il 22 Giugno 2017, nella sua casa di Ascoli Piceno, incontriamo Carlo Paci storico capocronista del quotidiano Il Messaggero, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche e tra i fondatori della Scuola di giornalismo di Urbino assieme all’allora rettore Carlo Bo.

Ci presentiamo ed iniziamo l’intervista poiché volevamo sapere qualcosa lampadari di Piazza del Popolo e saperne la storia.

Carlo Paci: “Allora il presidente dell’azienda di soggiorno era Silvano Meletti,  l’assessore era Sor Antonio Matteucci assessore comunale al turismo. Di solito in area si mettevano luci, fiori ma l’Azienda di soggiorno voleva qualcosa di più completo e così furono incaricati il pittore Mariano Benedetti, che era il dirigente dell’ hotel ristorante “Tornasacco”, con la carica di consulente artistico e fu fatto membro del comitato del consiglio di amministrazione il Prof Alberto Costantini e a questi gli fu detto di studiare qualcosa. I disegni furono i loro, ogni anno furono migliorati in meglio con inserimento di luci e qualcosa di ornamentale. Altro non saprei che dire”.

Giancarlo Oresti: Il disegno dei lampadari?

Carlo Paci: “Il disegno è stato fatto da Alberto Costantini, non so se si trovano più perché adesso l’azienda di soggiorno è chiusa.”

Alessandra Porri: “Chi ha fatto la struttura in ferro?”

Carlo Paci: “Eh, eh! Chi è stato ……. Non lo so”

Giancarlo Oresti: “Ricordo che questi venivano trasportati interi e depositati in un capannone, vicino al fiume Chiaro dove c’era il deposito di calcestruzzo. Quando li vedevo trasportati, io bambino ne ero affascinato. In effetti quella era stata un intuizione bellissima che poi ha fatto la storia del Carnevale e della Piazza

Carlo Paci: “L’idea motrice fu di mio fratello che era il direttore dell’azienda Raniero Paci. Partì dal concetto che la Piazza doveva essere una grande sala da ballo. Prima di questi lampadari ci fu un altro tentativo e fu quello di ….. rivestimento, mi sembra una parola brutta, in tutto il loggiato c’era l’arco, circoscritto con una sorta di tubo di neon. Questo fu il primo tentativo.”

Alessandra Porri: “L’impianto era fatto a luce bianca o colorata?”

Carlo Paci: “L’impianto era a luce bianca, fu fatta anche la prova, perché il colore porta via intensità della luce. La lampadina bianca è brillante.  Ce ne vogliono 50 rosse per fare l’intensità di quella bianca.”

Giancarlo Oresti: “Li userebbe per una altra manifestazione? Visto che hanno abbellito la piazza?”

Carlo Paci: “No, perché sono stati creati per abbellire la piazza durante il Carnevale e non sono stati utilizzati per altro.”

Giancarlo Oresti: “Un ballo in maschera di livello ed esempio?”

Carlo Paci: “Sì, potrebbe è una delle ipotesi”

Alessandra Porri: “Nel 1958 i lampadari furono pensati ma quando furono montati?

Carlo Paci: “Nel 1967”

Alessandra Porri: “ Nel 1968 furono messi le applique laterali e l’addobbo fu completato. Il Signor Isopi ci ha detto che le gocce erano state fatte da un’azienda di Loreto, la Fanini, ma l’impianto elettrico chi lo realizzò?

Carlo Paci: “Non lo ricordo, dico solo un nome Ernesto Nardoni, tuttora vivente. Allora era il responsabile dell’illuminazione, ci potete andare a parlare. Questo Nardoni pensò di fare uno spettacolo in Piazza di Shakespeare e non sapevano come si faceva. Andammo a Firenze in un teatro all’aperto e prendemmo appunti.

Giancarlo Oresti: “ Noi abbiamo strappato qualche parola a Raniero Isopi”

Carlo Paci: “E che ha detto?”

Giancarlo Oresti: “Lui tende a precisare che oltre a quei in Piazza ne sono stati fatti di più moderni con un disegno in plexiglass. Essi venivano messi nelle vie adiacenti che attualmente noi non abbiamo istallato negli ultimi due anni, perché ci siamo focalizzati su quelli di Piazza del Popolo.

Alessandra Porri: “Quando furono installati ci fu una polemica con il Comitato che organizzava il Carnevale dei Bambini?”

Carlo Paci: “Attenzione a questa polemica bisogna dargli una misura. Arriva nel 1959, mi pare, il nuovo vescovo Morgante e veniva da Bologna. Era pupillo del  Cardinale  Lercaro, che allora andava per la maggiore. Si pensava che potesse essere eletto Papa, fortunatamente dico io, era troppo …. Allora questo vescovo con la spinta per farsi bello anche nei confronti di quello che l’aveva nominato vescovo come arrivò…. il Carnevale dei bambini per mettere uno zeppo sull’organizzazione locale. Il Carnevale dei bambini  contro il Carnevale ascolano che poi sapemmo che si faceva anche a Bologna quindi era un bis. E diventò un grande Carnevale a dire la verità.

Giancarlo Oresti: “Oggi è una tradizione che conoscono in pochi : il Carnevale dei Bambini.”

Carlo Paci: “Il Vescovo  diede alle parrocchie la responsabilità di organizzare i carri, ma il Carnevale finì perché non c’erano più soldi.  E così finì che il Carnevale dei Bambini rientrò nell’organizzazione Carnevale in generale. Era un organizzazione che faceva capo al Vescovo ed era in contrapposizione netta con il carnevale”

Alessandra Porri: “Io ho letto anche il suo articolo su questa vicenda”

Carlo Paci: “Lei deve sapere che con il Vescovo Morgante ho avuto un inizio rissoso perché era intransigente, ma poi è diventata una persona amica. Io sono ateo e quando il vescovo  incontrava mia moglie le diceva: “ Signora, in famiglia ha uno che dobbiamo raddrizzare”. Quando mi è capitato di essere padrino di una cresima allora il vescovo, birbaccione, mentre agli altri non diceva niente, solo qualche schiaffetto, si fermava davanti a me e diceva “ Questo padrino è a conoscenza dell’impegno che si è preso?”

Alessandra Porri: “Mi può raccontare la storia del manifesto?”

Carlo Paci: “Ah, colpisci proprio al centro. La storia del manifesto è molto semplice. Quando ci fu la Quintana, anno 1958 o 1959, l’azienda di soggiorno bandì un concorso nazionale per il manifesto ed io partecipai insieme al pittore Anastasi, però siccome non sono nato ieri, questi appena vedono il manifesto con il mio nome diranno: “ No, Carlo Paci no.” Ma io ne avevo fatti due, dando però il mio nome ad uno solo. Uno lo feci vedere a tutti e quando la commissione dovette dare il giudizio il primo lo bocciò, ma gli piacque quell’altro, che non sapevano che era pure mio.  Un manifesto così semplice, ma aggraziato. Ci sono dei cavalieri con l’asta con uno sfondo giallo. Mi ero ispirato ad una pietra, in fondo a Corso Mazzini,  che ricorda la corsa dei cavalieri medioevali. Questo vinse. “Di chi è? Oh, guarda è  di Carlo Paci”

Dopo è seguita un’altra vicenda, quasi contemporanea, ne parlai con il pittore Anastasi e gli dissi: “Senti facciamo in piazza del popolo il Carnevale e c’ha un pavimento di lastre di marmo che bene o male hanno un certo disegno e se a ognuna diamo un colore facciamo un manifesto con un pavimento di tanti colori. Purtroppo vinse anche questo, anche se ci fu un accordo fuori dal concorso.

Voi vi domanderete ma chi te l’ha fatto di fare i manifesti? Niente non posso stare fermo.

Giancarlo Oresti :”La passione per questa città, la cultura…E l’interesse per gli eventi

Carlo Paci: “Non vi nascondo che ogni manifesto una polemica.

Alessandra Porri: “Come avveniva il sistema delle schede-cartoline per la votazione? Io so che c’era la giuria, ma forse questo era per il Carnevale dei Bambini, in cui i carri passavano davanti ad un palco. Le cartoline schede venivano acquistate dal tabaccaio?”

Carlo Paci: “Questo è l’ultima fase, prima c’era una commissione”

Alessandra Porri: “Come adesso?”

Carlo Paci: “Si, vi dico che ci furono situazioni spiacevoli tanto è vero che i primi anni la Commissione non diceva mai dove si riuniva e se i partecipanti al concorso mascherato venivano a sapere dove si riuniva i giurati scappavano nelle vie laterali e andavano in un’altra sede, altrimenti erano botte.

Giancarlo Oresti: “Anche oggi nessuno sa chi fa parte della commissione.”

Carlo Paci: “Oggi non succede niente, ma allora erano tutti agguerriti : ex combattenti, ex fascisti… Capirai…”

Alessandra Porri: “Ma queste cartoline schede costavano veramente 50 lire?”

Carlo Paci: “Si, il tutto andava all’azienda di soggiorno, che è sempre stata generosa e non ha mai guadagnato con il Carnevale.”

Giancarlo Oresti: “Cosa farebbe per lasciarci, dopo questa piacevole conversazione: un’idea per il prossimo Carnevale visto che lei ha seguito sempre con attenzione la manifestazione carnevalesca?”

Carlo Paci: “Uno dei miei rimpianti è che non c’è un’ attenzione per il Carnevale in piazza, perché a mio avviso è ancora originale e uno dei più apprezzati d’Italia.”

Alessandra Porri: “Io ho finito tutte le domande a mia disposizione e ci salutiamo qui”

Giancarlo Oresti: “Grazie per questa chiacchierata molto piacevole.

Carlo Paci: “ E’ stato un piacere anche per me”.

Ringraziamenti:

Intervista realizzata da Giancarlo Oresti e Alessandra Porri del direttivo dell’Associazione “Il Carnevale di Ascoli”

Gli autori ringraziano i Signori Giovanni Massi e Raniero Isopi per le preziose informazioni storiche e per la loro collaborazione.

E i signori Mario e Sandro Paci, figli dell’intervistato per la disponibilità.